Maire Tecnimont, gruppo industriale Made in Italy e quotata alla Borsa di Milano dal 2007 è ad oggi leader internazionale nell’ingegneria impiantistica, principalmente nel settore degli idrocarburi (petrolchimico, fertilizzanti, oil & gas refining); il suo contributo è fondamentale alla trasformazione delle risorse naturali in prodotti innovativi.
Il Gruppo continua a distinguersi ancora oggi, per i ricavi pari a € 3,3 miliardi e per il suo portafoglio ordini di € 6,4 miliardi (dati 2019) oltre che i 1.500 brevetti specifici e applicazioni di brevetti.
Maire Tecnimont conta anche 9.100 professionisti in oltre 45 paesi attraverso 50 società operative.
Per non farsi mancare nulla, il Presidente di Maire Tecnimont ha deciso di finanziare lo scorso dicembre, la cattedra di Open Innovation presso l’Università LUISS Guido Carli di Roma.
Il Gruppo Maire Tecnimont
Per parlare della storia di Maire Tecnimont è necessario ricordare la nascita di altre due società: la Fiat Engineering e Tecnimont.
Negli anni trenta nasce Fiat Engineering, come Servizio Costruzioni e Impianti Fiat all’interno del Gruppo Fiat. Se all’inizio il core business era la costruzione delle automobili, con il passare degli anni, Fiat Engineering amplia le proprie competenze specializzandosi in impianti di cogenerazione e di energia a ciclo combinato, sia in Italia che all’estero.
Tecnimont nasce nel 1973, come divisione di ingegneria e sviluppo del gruppo Montedison, a seguito della fusione, avvenuta nel 1966, tra Edison (attiva dal 1883 nel settore della produzione di energia elettrica) e Montecatini (attiva dal 1888 nel settore chimico, un pilastro storico dell’industria chimica italiana).
Nel 1983 Fabrizio Di Amato lancia la sua attività imprenditoriale. Negli anni, attraverso un processo sia di crescita interna che di importanti acquisizioni, tra cui quelle di Fiat Engineering dal gruppo Fiat nel 2004 e di Tecnimont dal gruppo Edison (già Montedison) nel 2005, il progetto imprenditoriale cresce valorizzando la piattaforma di competenze italiane di ingegneria sui mercati esteri.
Nel 2007 il Gruppo viene quotato alla Borsa di Milano ma non si ferma qui; tra il 2008 e il 2010 si espande ulteriormente completando l’acquisizione della Tecnimont Private Limited (già Tecnimont ICB in India (2008), oggi il principale centro di ingegneria del Gruppo, della olandese Stamicarbon (2009) leader globale nel licensing di fertilizzanti a base urea e della Technip KTI (2010), oggi KT – Kinetics Technology, licensor e contractor di processo di fama internazionale.
Negli ultimi anni, invece, il focus principale è stato la strategia technology-driven nel campo della trasformazione degli idrocarburi, ed il lancio di un progetto di green acceleration per supportare la transizione energetica con la costituzione di NextChem, la controllata attiva nella chimica verdea nell’economia circolare.
Maire Tecnimont e l’Open Innovation
Il Gruppo Maire Tecnimont è fortemente impegnato nell’innovazione e nello sviluppo tecnologico infatti, lo scorso dicembre ha finanziato la cattedra di Open Innovation all’Università LUISS di Roma. Oltre ad Andrea Prencipe, direttore della Luiss, questo nuovo progetto ha visto il coinvolgimento del Professor Henry Chesbroug, direttore del Garwood Centre for Corporate Innovation dell’Università della California a Berkeley e padre intellettuale del concetto di “Open Innovation”.
Obiettivo fondamentale del corso, è promuovere idee innovative con il supporto della tecnologia, coinvolgendo partner esterni, che abbiano realtà professionali differenti nel processo di sviluppo per il raggiungimento di obiettivi di successo.
Le parole del Presidente Fabrizio Di Amato
“L’inaugurazione di questa cattedra rappresenta un ulteriore passo avanti verso la Open Innovation, una vera e propria Rivoluzione Copernicana per le industrie di ogni settore. Credo, infatti, che oggi più che mai sia necessario un approccio open-minded che porti ad un’evoluzione delle Società da organizzazioni ‘chiuse’ ad organizzazioni ‘aperte’.
Se l’innovazione è basata sulla capacità di cambiare mentalità, in modo tale da affrontate le sfide poste dalla digitalizzazione e dalla sostenibilità, dobbiamo, quindi, creare un ecosistema che coinvolga i diversi stakeholder, aperto alla “fertilizzazione incrociata” tra Università, Istituti di Ricerca, Società, Start-up, mondo della finanza, autorità pubbliche, incubatori e acceleratori.”