Questo 67esimo Festival di San Remo mi ha emozionata particolarmente; dalla vittoria “Gabbaniana”, alle lacrime della Atzei, dall’eliminazione di Ron in finalissima al sudore e l’altezza di Sergio Sylvestre.
Non è mia abitudine parlare delle performance Sanremesi anzi, non l’ho mai guardato prima d’ora, ma quest’anno m’è scivolato il telecomando su Rai1 e tac; dall’aver visto mezza puntata una sera all’averle viste tutte fino all’ultimo secondo tenendomi incollata al televisore.
Ammetto che questo Festival della Canzone Italiana, se vogliamo definirlo con il suo termine ufficioso, ha dato alla luce dei talenti che probabilmente in pochi filerebbero; in primis (probabilmente) il boss Francesco Gabbani.

Ricordiamo che l’Ariston stesso, lo scorso anno, ha portato il Carrarese, Francesco Gabbani, alla vittoria del premio “Nuove Proposte”, ossia la categoria giovani, con “Amen”.
Quest’anno ha sbancato con la regina “Occidentali’s Karma”, di genere puramente pop ma con un ritmo molto allegro e leggero, con un significato profondo, ricca di riferimenti culturali dalla civiltà orientale alla filosofia greca e rappresentata da uno scimmione nudo che balla.
Francesco Gabbani rappresenterà il paese all’Eurovision Song Contest 2017, che si svolgerà a maggio a Kiev, in Ucraina.
Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta
Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta
Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta
Tenersela stretta
Il secondo posto sul podio va a Fiorella Mannoia con “Che Sia Benedetta”, una canzone interessante, a mio avviso, dal punto di vista significativo; fa riflettere su quanto sia perfetta la vita, facendo riferimento a diverse tipologie di persone ma con un grande punto in comune: il coraggio, la voglia di ricominciare e lottare.
Terzo posto per Ermal Meta, con la sua “Vietato Morire”, anch’essa con un riferimento piuttosto pesante; si riferisce alla violenza domestica, specificatamente narra il rapporto conflittuale con la figura paterna violenta. È un brano che, affiancato al singolo uscito nel 2014 “Lettera a mio padre”, dona speranza alla madre, la quale ha trovato il coraggio di lasciare il marito e trasferirsi altrove con i due figli, lasciandosi il passato alle spalle.
Un brano prodotto dallo stesso cantautore e compositore, di origini Albanesi, e che, sicuramente, rappresenta il suo passato.
A differenza del primo, questi altri due brani trasmettono una lieve tristezza, soggettivamente parlando, nonostante (magari) i testi interessanti che danno “fiducia” alla vita ed alle persone, perché l’armonia stessa è drammatica e nostalgica.
Probabilmente Gabbani ha vinto anche per questo motivo oltre all’aver lanciato una freschezza inusuale, una semplicità che piace, un’ironia fuori dalle righe data anche solo dal maglioncino color “ceruleo” con cui si è presentato sul palco piuttosto che in giacca e cravatta e, non ultima, da una spontaneità, a mio avviso, che arriva subito al pubblico.

Ci sono altri cantanti e cantautori che mi hanno colpita, un po’ per il ritmo incalzante, un po’ per la sensibilità ed avrei voluto vederli sul podio.
Sicuramente Samuel, il frontman dei Subsonica, con la sua “Vedrai”; è un concentrato di rock misto elettronico, sicuramente qualcosa di differente da quel che si è abituati a sentire con la sua band, è un brano molto attuale ed energico.
La commovente Bianca Atzei, con la melodica “Ora esisti solo tu”; al primo ascolto non l’ho apprezzata come si deve ma poi, riascoltandola meglio, ho colto tutta la dolcezza che poteva trasmettere e mi è entrata nel cuore.
Mi è dispiaciuto non aver visto in finale Ron con “L’Ottava Meraviglia”, una canzone contenuta nell’Album “La forza di dire sì”, il quale non è altro che un progetto di raccolta fondi a favore della Aisla, l’associazione che si occupa della cura e della ricerca contro la sclerosi laterale amiotrofica.
L’Ottava Meraviglia la ritengo piuttosto orecchiabile, sicuramente molto di più rispetto altre canzoni che hanno scalato in vetta la classifica, però, come ripeto, è puro gusto personale.
Comunque, nonostante ciò, lo ammetto (se non si fosse capito): sono una fan sfegatata di Gabbani, sin dalla scorsa estate quando l’ho visto al FestivalShow di Padova con la sua “Amen”, mi ha sorpresa. Mi piace assai, mi piace il suo timbro vocale, ho sperato sin dal primo accordo vincesse, lo giuro; ritengo si meriti tutta questa fama e questa vittoria!
Mi garba moltissimo la personalità che dimostra di essere, e che ritengo sia nel quotidiano. Non vedo l’ora di vederlo a Kiev, tifare nuovamente per lui e di ascoltare il suo futuro album (sfornalo come Dio comanda, ci hai abituati bene ormai, abbiamo grosse aspettative su di te!). Grande Gabba!